LA NOSTRA STORIA
Un luogo e le sue idee
Ci sono posti che ispirano ed idee che trovano il loro luogo.
Un incontro magico tra due dimensioni, interna ed esterna, che ha portato alla creazione di Art Therapy Italiana, nell’estate del 1982, un progetto abbozzato qui tra le sculture di Art Robbins, allora direttore del dipartimento di Art Therapy del Pratt Institute di New York.
Qui si sono incontrate Mimma Della Cagnoletta, Marilyn LaMonica e Maria Belfiore.
Qui è nato l’entusiasmo per un’idea che irrompe, è condivisa e ne genera altre che creano connessioni tra persone dal passato diverso.
“Expressive Therapies” era il titolo del libro appena pubblicato da Robbins e colleghi, dove esperienza artistica e terapeutica venivano messe a confronto. Scultore e psicoanalista, Robbins vedeva molti parallelismi tra i due ambiti: “Quando fondo il metallo, il mio corpo è all’erta non c’è tempo per organizzare e pianificare, ma solo per rispondere.… Anche in terapia emerge questa parte che vuole costruire, e anche lì mi capita di avere a che fare con metallo bollente, come quando un adolescente arrabbiato entra nella mia stanza” (Robbins, traduzione nostra)
Su queste frasi si è sviluppata una corrente di pensiero e di pratica terapeutica che ora ci sembra conosciuta, ma allora era un canovaccio nuovo, quello che parlava delle similitudini fra processo artistico e processo terapeutico. In questo libro sono presenti tutti quegli stimoli iniziali di una teoria dell’arteterapia, o meglio delle terapie espressive, che sarebbero state in seguito sviluppate anche da Maria Belfiore e Mimma Della Cagnoletta.
Robbins parlava di mirroring, un processo che negli anni avrebbe preso sempre più terreno nelle speculazioni teoriche e attenzione nella pratica terapeutica.
La prima conferenza organizzata da Maria Belfiore e Mimma Della Cagnoletta a Milano e Roma, aveva come titolo “Spazio, Simbolo e Creazione” tre concetti interconnessi, ma anche tre campi di ricerca che ognuna di noi avrebbe sviluppato in seguito in maniera autonoma ed originale.
L’incontro tra le modalità artistiche e quelle di movimento, il passaggio da una all’altra, con le famose domande di Art Robbins “Ma se questo quadro si muovesse, che danza farebbe?” “Ma se dovessi dipingere questa danza, che materiali useresti?” avevano da subito creato un’interazione tra arte e danza che Art Therapy Italiana ha abbracciato con curiosità e interesse aprendo alla collaborazione con Debra McCall, danzamovimentoterapeuta e maestra di molti corsi al Pratt Institute di New York, e con Rosa Maria Govoni, specializzata in Dance Movement Therapy al New York Medical College e successivamente al Mills College , California, appena ritornata in Italia.
Nel 1984 Art Therapy Italiana presenta il suo Primo Programma di Formazione ricalcando il modello americano non solo nella forma di un istituto intensivo estivo di due settimane, ma anche nei suoi contenuti, visto che i seminari erano insegnati da Robbins stesso, da LaMonica e McCall, oltre che da Maria Belfiore e Mimma Della Cagnoletta, che iniziavano il loro cammino come docenti e supervisori. L’anno successivo Rosa Maria Govoni inizia il suo percorso sotto la sapiente guida di Debra Mac Call come didatta e poi in seguito come supervisore. Pensavamo che lo Spazio Transizionale (Winnicott,1971) fosse il campo dell’arteterapia e della danzamovimentoterapia, fonte di conoscenza e di insegnamento per i nostri allievi.
Il primo logo di ATI, dimostra quanto questo concetto fosse per noi identificativo rispetto alle nostre idee. Così anche il tema dell’arteterapia come terra di mezzo, quella tra arte e terapia, che faceva incontrare due mondi che a quei tempi si ritenevano lontani, se non opposti.
Roma è stata la culla di altri pensieri e di nuovi sviluppi, sia per la danzamovimentoterapia, grazie alla presenza di Debra McCall che vi si era trasferita, sia per l’incontro con Diane Waller, presidentessa della British Art Therapy Association, che a quei tempi teneva dei gruppi a Roma, insegnando il potenziale dell’arteterapia per la gestione dei gruppi. Dalla fine degli anni ‘80 il fulcro della formazione diventa Bologna ove Maria Belfiore e Rosa Maria Govoni risiedevano, con l’inaugurazione della prima sede ufficiale, nel 1990, in via Belle Arti, con la partecipazione straordinaria di James Hillman come guest teacher
Muovendo i primi passi abbiamo incontrato tantissime persone con cui abbiamo sviluppato una relazione continuativa e duratura, di rispetto reciproco, scambio e relazione con cui abbiamo collaborato per tutti questi anni. Non possiamo citarli tutti, ma tra essi vi sono innanzitutto Donatella Mondino, cooptata come socio fondatore, Marc Erismann, Paola Luzzatto e Peggy Hackney, Patrizia Pallaro, Tina Strompstead e Susan Loman.
Ci piace nominare anche i primi allievi, che hanno creduto in noi, come Teresa Escobar, France Fleury, Antonella Monteleone, Leonella Parteli, Roberta Sorti, a cui sono seguite Carla Carlevaris , Rosaria Mignone , Piera Pieraccini e Marcia Plevin : molti di loro sono stati i primi supervisori e a loro volta hanno propagato la nostra filosofia e il nostro approccio
Nei primi dieci anni lo stimolo maggiore veniva dunque dal coniare un’arteterapia e una danzamovimentoterapia di origini anglosassoni, con un approccio psicoanalitico e psicodinamico. In America e in Inghilterra, dato che la nascita delle terapie espressive era avvenuta molto prima, si lottava per stabilire una loro autonomia di pensiero, metodologica e professionale.
Da noi il problema era quello dei collegamenti, ovvero come fare a far accettare a professionisti di discipline affini, come psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, che avevamo un linguaggio comune e delle competenze interdisciplinari.
Per questo motivo abbiamo costruito una partnership con il Goldsmiths, Università di Londra. Ai nostri diplomati veniva riconosciuto un certificato di Art Psycotherapist, che serviva a rafforzare identità e sicurezza in un momento in cui la professione di arteterapeuta e danzamovimentoterapeuta erano sconosciute in Italia.
Il secondo decennio – gli anni ‘90 – hanno invece sancito il passo successivo, ovvero l’indipendenza dalla matrice anglosassone, dovuta a diversi fattori. L’espansione dell’arteterapia e danzamovimentoterapia, la divulgazione in Italia, la collaborazione con il prof. Ricci Bitti e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, la nascita di altre scuole di formazione, così come delle associazioni professionali di categoria, APIART e APID, a cui abbiamo contribuito e di cui siamo stati tra i soci fondatori, hanno condotto Art Therapy Italiana a maturare la sua autonomia e specificità di pensiero.
Pur non rompendo con le radici, ma costruendo su di esse, molti di noi hanno delineato concetti autonomi e metodologie di lettura, di intervento e di verifica, nuove esplorazioni che non hanno mai smesso di essere motivo di confronto, di integrazione e di costante scambio, arricchimento e progresso teorico, culturale e clinico.
Moltissimi sono gli eventi organizzati e le occasioni di scambio create da ATI o a cui abbiamo partecipato in quegli anni, così come rilevanti sono le collaborazioni internazionali che nascono con importanti istituzioni europee, americane e asiatiche.
Negli anni della maturità si riflette, per poi ripartire con nuova consapevolezza.
In quest’ultimo decennio grande è l’impegno di ATI nell’insegnamento e nella gestione delle formazioni in costante aumento. Significativa è la nascita dell’Istituto di Psicoterapia Espressiva, grazie a Maria Belfiore e Rosa Maria Govoni e alla collaborazione con Roberto Boccalon.
Nel 30esimo anniversario dalla fondazione, l’Associazione documenta con un testo, curato da Cecilia Macagno e Isabella Bolech ed un convegno l’esperienza degli Arteterapeuti e Danzamovimentoterapeuti, rappresentata dall’immagine di copertina dell’illustratrice ed arteterapeuta, Arianna Papini, che raffigura un un gruppo in movimento, come siamo sempre nel corso della vita.
Questa è dunque la bellezza della nostra storia, con luci ed ombre, ma in movimento e in costante dialogo con il presente.